mercoledì 1 luglio 2015

Recensione - Stoner di John Williams

Buon pomeriggio lettori! Non posso credere che siamo già nel mese di Luglio, il tempo passa così incredibilmente in fretta! Aggiorno finalmente con una recensione di un libro letto poco tempo fa: Stoner di John Williams, chiacchierato e famosissimo per riuscire a catturare il lettore con la vita completamente piatta e sfortunata del protagonista. Qualcuno di voi lo conosce o lo ha letto? Fatemi sapere!

Titolo: Stoner
Autore: John Williams
Editore: Fazi Editore
Pagine: 332
Prezzo: 17,50
Data uscita: 22 Febbraio 2012
William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. E il caso che abbiamo davanti. (Dalla postfazione di Peter Cameron)

"Le cose non sono mai state facili, per te, vero? 
Cosa ti aspettavi?

Cosa ci aspettiamo dalla vita? Quanto di bello e quanto di brutto accade, durante tutto il suo percorso?
Per descrivere la vita di Stoner basterebbe veramente poco, nulla, o una sola parola: Sfortuna.
Poche righe per poter descrivere quarant'anni, poche righe già presentate nel primo paragrafo del libro. Vita mortis.
Cosa spinge allora il lettore a voler conoscere la sua storia? Come da postfazione di Peter Cameron, che lo ha letto ben tre volte, sembra che sia impossibile coglierne il segreto dell'autore. Eppure Stoner con la sua vita piatta è in grado di incantare il lettore, coinvolgerlo e farlo tifare per lui. Un tifo che parte a gran voce, per poi diventare sempre più silenzioso. La totale rassegnazione del personaggio a tutto ciò che gli succede misto al non reagire, ma continuare come se nulla fosse la sua desolata vita, confonde il lettore. Tanto che il tifo sembra inutile, a Stoner, va tutto bene così.

Se l'allontanarsi dalla campagna per dedicarsi all'università sembra un cambiamento importante, con il conseguente raggiungimento del suo scopo di diventare insegnante, beh, il tutto appare in parte grigio. Una vita dedicata ad un unico lavoro, l'insegnare, senza poi tante gratificazioni.Un matrimonio infelice, pochi amici, anzi solo uno. L'altro è morto in guerra.Finalmente la passione con Katherine, e poi ecco di nuovo la delusione.

Forse il segreto sta proprio nel riconoscersi almeno un poco in Stoner, nelle quotidiane difficoltà della vita, dove ognuno almeno una volta si è sentito stufo della piattezza di essa.
La mente da neonato, forse, è l'unica che con la sua ingenuità e tenerezza, preserva la bellezza di respirare e vivere. Bastano pochi anni, per andare incontro alle piccole difficoltà e consapevolezze, che andranno pian piano ingrandendosi. Perché viviamo? Molto probabilmente senza le piccole gioie in grado di risollevarci, saremmo destinati a pensare di vivere la stessa vita di Stoner: una vita dedicata ad un unico lavoro, un matrimonio, un erede, la morte.

Mi vengono in mente le buffe frasi:

"Quando sei giovane, hai il tempo e la voglia di fare tante cose, ma non hai i soldi per farle.
Quando sei maturo, hai sempre voglia di fare, hai i soldi, ma non hai il tempo.
Quando sei vecchio, hai il tempo, hai i soldi, ma ti è passata la voglia."

Non è così? Eppure Stoner sembra non avere le conseguenze dei pensieri umani: non ne è demoralizzato, affranto o deluso. Continua solo con la sua vita, così com'è. Aspettando qualcosa che forse non arriverà mai, ma senza avvilirsi per questo. Il segreto sta sicuramente anche nel suo coraggio, nella sua buon'anima. Beh, cosa ti aspettavi? Cosa ci aspettiamo, dalla vita?
3.5/5

7 commenti:

  1. Uhm non so cosa pensare di questo libro! Ne ho sentito parlare davvero bene e da un lato mi incuriosisce, dall'altro mi sembra troppo lontano dalle mie solite letture :/ e ho paura che mi annoierebbe da morire!

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    1. Effettivamente si, è lontanissimo anche dalle mie di letture! Non so, mi attraeva da morire, il tanto sentito dire e l'averlo trovato in biblioteca mi hanno fatta finalmente decidere. Alla fine è stata una lettura diversa, non mi è dispiaciuto! Forse lo apprezzerò di più rileggendolo più in là con gli anni :P

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  2. Io l'ho letto l'estate scorsa. Ammetto di averlo preso in mano perché era l'unico libro a mia disposizione al momento quindi non è che potessi fare altrimenti, ma mi ha conquistato. Ammetto che la storia di per sé mi ha lasciato poco, ma lo stile mi aveva catturata e mi sono ritrovata alla fine senza neanche accorgermene :)

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    1. Già, c'è qualcosa che ti conquista, nel libro. Raccontarne la trama potrebbe annoiare a morire un qualsiasi lettore, ma poi durante la lettura ti ritrovi ad andare avanti senza troppa fatica!

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Consiglio, se per caso ne avete la possibilità, di ascoltare "Stoner" letto dalla voce di Sergio Rubini. Ottima interpretazione.

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